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Showing posts from January, 2019

Un Savoia nelle Americhe

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Peter Talbot nel suo S-56-B Negli anni 1920 e 1930, vi erano negli Stati Uniti decine di piccole aziende, dai nomi ora quasi del tutto sconosciuti, che producevano aerei in piccolissime serie (anzi, non si potrebbe parlare neanche di produzione in serie), con un occhio al mercato del pilota privato. (E gli aerei di quel tempo sono illustrati molto bene nei cinque volumi U.S. Civil Aircraft Series di Joseph J. Hunter, pubblicati dalla McGraw-Hill, dai quali ho tratto e tradotto questo articolo).   Oggi, nell’era dei SUV con sedili imbottiti e posizione infinitamente regolabile elettricamente, sistema di navigazione satellitare per trovare la pizzeria più vicina e telecamere per fare la retromarcia in tutta sicurezza (non si sa mai!), sembra inconcepibile che un americano, relativamente facoltoso, potesse sopportare anche una sola mezzora di volo su un velivolo dell’epoca; magari con l’abitacolo aperto, il rumore e l’olio caldo che schizzava da tutte le parti (e mi  viene i

The Americans and the Caproni

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      The Gold Medals for military valor awarded to Italian airmen during the First World War were very few, fewer than the ones awarded for the Italian conquest of Ethiopia in 1936; but their correct number is not 22, as reported by some books, but 23.               By Roberto Gentilli (Translated by L. Pavese).               The 23rd medal was awarded to a foreigner, Lieutenant Fenafly Coleman de Witt, of the American Flying Group of the Army of the United States of America.  As it is well known, many American aviators arrived in Italy in 1918, and were trained for the bombing specialty on Italian Caproni tri-motors, mainly at the Air Training Center in Foggia. While the contribution of other allied Air Forces, mainly French and British, to the Italian war effort consisted of organic air groups, that is, complete and self sufficient reconnaissance and fighter squadrons, the Americans were fully integrated in the fabric of the Italian air arm: from the flying train

L'ala volante di Junkers

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Ju. 322 Di James E. Mrazek Traduzione di L. Pavese L’aliante Ju.322 fu un vero mistero della Seconda Guerra Mondiale, e rimane certamente uno di quei velivoli del quale, fino ad oggi, si conoscono pochi dettagli. Lo Ju.322 era uno dei mega-alianti progettati in Germania. I tedeschi lo chiamavano  Goliath , ma fu poi battezzato ufficialmente Mammut. Il servizio informazioni britannico lo designò Merseberg ; ed ebbe una storia molto movimentata. Si è creduto per molto tempo che la Junkers avesse intrapreso la costruzione dello Ju. 322 per competere con il gigantesco Messerschmitt 321, e assicurarsi così una fetta del mercato dei grandi alianti da trasporto; ma in realtà questo non è vero. Lo Ju.322 fu il risultato dello sforzo quasi frenetico di costruire grandi libratori per il trasporto di carri armati e mezzi pesanti per la progettata invasione della Gran Bretagna. Quando il Ministero dell’Aria del Reich diede istruzione alla Messerschmitt di progettare un gran