L'ala volante di Junkers
Ju. 322
Di James E. Mrazek
Traduzione di L. Pavese
L’aliante Ju.322 fu un vero mistero della Seconda Guerra Mondiale, e rimane certamente uno di quei velivoli del quale, fino ad oggi, si conoscono pochi dettagli.
Di James E. Mrazek
Traduzione di L. Pavese
L’aliante Ju.322 fu un vero mistero della Seconda Guerra Mondiale, e rimane certamente uno di quei velivoli del quale, fino ad oggi, si conoscono pochi dettagli.
Lo Ju.322 era uno dei mega-alianti progettati in Germania. I tedeschi lo chiamavano Goliath, ma fu poi battezzato ufficialmente Mammut.
Il servizio informazioni
britannico lo designò Merseberg; ed
ebbe una storia molto movimentata.
Si è creduto per molto
tempo che la Junkers avesse intrapreso la costruzione dello Ju. 322 per
competere con il gigantesco Messerschmitt 321, e assicurarsi così una fetta del
mercato dei grandi alianti da trasporto; ma in realtà questo non è vero.
Lo Ju.322 fu il risultato
dello sforzo quasi frenetico di costruire grandi libratori per il trasporto di
carri armati e mezzi pesanti per la progettata invasione della Gran Bretagna.
Quando il Ministero
dell’Aria del Reich diede istruzione alla Messerschmitt di progettare un grande
aliante da trasporto (che divenne alla fine il 321 Gigant), comunicò gli stessi requisiti alla Junkers; con la
differenza che alla Messerschmitt era permesso usare l’acciaio, mentre la
Junkers avrebbe dovuto usare solo il legno, in previsione di una carenza
critica di metallo; nel qual caso il Ministero avrebbe ripiegato sul velivolo
della Junkers, per far fronte alla necessità di grandi libratori da trasporto.
Lo Ju.322 era, in tutti i sensi, una “ala volante”: una configurazione che è rimasta a tutt'oggi abbastanza rara nel corso della storia dell’aviazione; ed è abbastanza straordinario che essa fu scelta come base per il progetto di questo immenso velivolo (questa è un’opinione dell’autore: in realtà, più l’aereo è grande e più si presta alla configurazione tutt’ala, la quale offre un grande volume interno, relativamente all'apertura alare. ndt). Detta forma alare non era stata completamente collaudata nemmeno negli alianti sportivi, eccetto forse nell’Unione Sovietica (anche questo è inesatto: Junkers, come dice il titolo dell’articolo, aveva una certa esperienza con le ali volanti. ndt).
Junkers Ju. 322 |
Lo Ju.322 era, in tutti i sensi, una “ala volante”: una configurazione che è rimasta a tutt'oggi abbastanza rara nel corso della storia dell’aviazione; ed è abbastanza straordinario che essa fu scelta come base per il progetto di questo immenso velivolo (questa è un’opinione dell’autore: in realtà, più l’aereo è grande e più si presta alla configurazione tutt’ala, la quale offre un grande volume interno, relativamente all'apertura alare. ndt). Detta forma alare non era stata completamente collaudata nemmeno negli alianti sportivi, eccetto forse nell’Unione Sovietica (anche questo è inesatto: Junkers, come dice il titolo dell’articolo, aveva una certa esperienza con le ali volanti. ndt).
Il libratore pesante
Junkers avrebbe dovuto essere in grado di trasportare venti tons (kg
18000 circa); un po’ meno del carico trasportato dal Messerschmitt 321. L’ala,
di costruzione interamente lignea eccetto i giunti, gli strumenti, e i cablaggi aveva un’apertura di m 61,8. La struttura centrale rinforzata
costituiva la fusoliera, e aveva un bordo di entrata che poteva essere
staccato per accedere all’immenso vano di carico. L’abitacolo era situato a
sinistra, e al di sopra, del vano di
carico.
Progettare e realizzare il carrello si rivelarono fra le cose più difficili. Il libratore Ju. 322 carico pesava quasi 40500 kilogrammi. A dispetto del divieto originario di usare l’acciaio, se ne dovettero impiegare quasi 7200 kilogrammi nella costruzione di varie parti del velivolo, per dargli la robustezza e la rigidità necessaria.
Una sezione dello Junkers G.38 che mostra la grande capienza offerta dalla configurazione ad ala volante. |
Progettare e realizzare il carrello si rivelarono fra le cose più difficili. Il libratore Ju. 322 carico pesava quasi 40500 kilogrammi. A dispetto del divieto originario di usare l’acciaio, se ne dovettero impiegare quasi 7200 kilogrammi nella costruzione di varie parti del velivolo, per dargli la robustezza e la rigidità necessaria.
Il carrello doveva essere
posto sotto l’aliante, quando esso veniva caricato. Poi, il velivolo doveva
essere trainato alla velocità di decollo, e sollevarsi dal carrello, lasciando
che il carrello rallentasse da solo sulla pista, oppure bisognava sganciare il
carrello dopo il decollo. Fu scelta la seconda soluzione. Però, il carrello era
di per sé stesso così pesante che non poteva essere sganciato da un’altezza
troppo alta, o si sarebbe autodistrutto nell’urto con il terreno. Ma se invece
veniva sganciato da un’altezza bassa rimbalzava e andava a cozzare contro il
ventre dell’aliante. Furono collaudati molti diversi tipi di carrello, a
cominciare da otto fino a trentadue ruote (sedici, in fila, su ciascun
lato).
Si riscontrarono problemi
anche con la struttura lignea. Si scoprì che, a causa di tecniche di
fabbricazione scadenti, certe parti erano indebolite da marcizione. Il primo carro armato caricato
sull’aliante sfondò il pavimento e cadde di sotto. (Ciò era anche dovuto alla
forma sbagliata della rampa di carico). Questo incidente richiese un rinforzo
del pianale della stiva; il che risolse il problema del caricamento dei futuri
carri armati e simili mezzi pesanti, ma a spese del carico utile. Ci vollero
altri 7200 kilogrammi di materiale per effettuare i rinforzi, il che ridusse il
carico utile a 12600 kilogrammi. Altre modifiche e calcoli cautelari fecero sì
che i progettisti diminuissero il carico utile ulteriormente, fino a 10800
chilogrammi.
Ju. 322 visto da dietro |
Finalmente furono
approntati due prototipi per i collaudi. Prima ancora che cominciassero le
prove in volo, il Generale Ernst Udet (famoso aviatore della Prima Guerra Mondiale)
espresse i suoi dubbi che l’aliante fosse in grado di volare. I responsabili
della Junkers, però, erano così fiduciosi del buon esito della loro intrepida
impresa che lanciarono un programma di costruzione di altri novantotto Mammut.
I primi collaudi ebbero
luogo nell’aprile del 1941. I rapporti riferiscono che, alla potenza massima,
il quadrimotore Ju.90, che trainava lo Ju.322, non riuscì a guadagnare
abbastanza velocità per sollevare l’aliante da terra. Durante un successivo
tentativo, l’aliante riuscì a decollare, ma non a compiere alcun cambiamento di
direzione e dovette essere sganciato dal rimorchiatore Ju.90 e atterrare a
breve distanza dal campo di decollo.
Durante i collaudi, l’aliante godeva di così poca stabilità longitudinale che l’ala ruotava in piccoli archi, facendo beccheggiare il rimorchiatore pericolosamente.
Junkers Ju. 90: il rimorchiatore |
Durante i collaudi, l’aliante godeva di così poca stabilità longitudinale che l’ala ruotava in piccoli archi, facendo beccheggiare il rimorchiatore pericolosamente.
Non furono eseguiti altri
collaudi. Messa di fronte a una grande perdita economica, e senza più la
certezza che lo Ju.322 avrebbe avuto successo, la Junkers decise di mettere
fine al progetto. Le cellule dei prototipi e degli alianti in costruzione
vennero fatte a pezzi, e il legno così ottenuto fu usato nei generatori di gas
combustibile per automobili.
La Junkers progettava anche
di costruire un aliante ancor più grande, lo Ju.488, a Tolosa, in Francia. I bombardamenti alleati
dei siti industriali di Tolosa distrussero la fabbrica dove si doveva costruire
l’aliante gigante, e il progetto fu terminato.
Dati tecnici:
Dimensioni:
Apertura alare: m 61,8
Superficie alare: m² 594,5
Lunghezza: m 28,9
Dimensioni della stiva:
Lunghezza: m 11,5
Larghezza: m 9,1
altezza: m 3
Pesi:
Peso massimo al decollo: kg
40823
Peso a vuoto: kg 25400
Carico utile: 10886
Carico previsto: 1 carro
PxKW IV; 100 soldati equipaggiati.
Armamento: 2 x mm 7,9
machine-guns
Rimorchiatore: Junkers Ju.
90 V7.
Questo è un altro estratto dal libro del Colonnello James E. Mrazek Fighting Gliders of World War II (1977, St. Martin's Press). Sul blog ci sono altri estratti dal libro, che descrivono altri interessanti libratori realizzati nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Partendo da qui dovreste essere in grado di leggere tutte le traduzioni, compresa una nota biografica sul Colonnello Mrazek.
I vostri commenti saranno molto graditi.
Grazie,
Leonardo Pavese
Questo è un altro estratto dal libro del Colonnello James E. Mrazek Fighting Gliders of World War II (1977, St. Martin's Press). Sul blog ci sono altri estratti dal libro, che descrivono altri interessanti libratori realizzati nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Partendo da qui dovreste essere in grado di leggere tutte le traduzioni, compresa una nota biografica sul Colonnello Mrazek.
I vostri commenti saranno molto graditi.
Grazie,
Leonardo Pavese
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