Alcina 48




Cari lettori,
ho appena saputo che George Buehler, "designer" di barche del quale ho apprezzato le idee, è morto. 
Ripropongo una traduzione di una pagina del suo sito che si riferiva a una sua creazione.
I commenti saranno molto apprezzati,
grazie,
L. Pavese.
 
 
Una robusta imbarcazione di legno, che avevo disegnato per me stesso.
di George Buehler

Penso che la Alcina 48 piedi sia una barca ideale per due persone che viaggino e vivano a bordo per lungo tempo, con tantissimo spazio per soggiornare e immagazzinare vettovaglie, attrezzature e tutto il necessario.
Il progetto originale misurava 42 piedi (m 12,72), ma non ne ero veramente mai stato soddisfatto, perché avrei voluto un po’ più di larghezza per “sgomitare” sottocoperta.
Quei 42 piedi però erano sufficienti, e le dimensioni della barca erano tali che il mio meraviglioso motore diesel Lister STW da 36 hp, 400 kilogrammi, con controllo della compressione e possibilità di avviamento manuale, un grande volano e una trasmissione robustissima Lister con rapporto di riduzione di 3 a 1, la avrebbe propulsa senza problemi, fatta eccezione naturalmente controvento in una bufera, cosa che comunque non ero incline a tentare.


Però, quando un signore in Canada aveva deciso di costruire una Alcina gli avevo suggerito di allungarla fino a 48 piedi (m 14,5), perché quei pochi piedi vogliono dire una grande differenza sottocoperta, senza per altro aggiungere granché al costo dei materiali.

L’unico problema, in quella versione, sarebbe stato il mio motore Lister: non credo che avrebbe la fibra necessaria per un’imbarcazione di quella stazza, anche se, siccome la maggior parte delle volte si va a motore col vento in favore, in condizioni normali anche il lister ce la farebbe.
Il progetto comunque specifica un motore dagli 80 ai 110 hp (da kW 59,6 a kW 82), che la spingerebbe bene in tutte le condizioni e sarebbe anche adeguato girando al minimo nelle traversate col vento al traverso.



Alcina in una bellissima versione a giunca 































Alcina è un ottimo esempio di ciò che io definisco (nel caso non me l’abbiate ancora sentito dire!) una imbarcazione (un motoveliero direi) da crociera a lungo raggio PRATICA e REALISTICA; e come tutti i veicoli e gli utensili costruiti per un uso specifico è stata progettata con in mente ciò che è necessario per portare a termine il lavoro.


Anche se di questi tempi di barche con poppa a ruota non se ne vedono molte, ho sempre amato quella forma in particolare e Alcina ha una poppa a ruota. Secondo la tradizione, la poppa a ruota è considerata quella con le migliori caratteristiche nautiche; ma probabilmente ciò è un retaggio dei tempi in cui le barche venivano lanciate dalla spiaggia e dovevano essere manovrate all’indietro nei frangenti.
D’altra parte la poppa a specchio, quando il “transom” è effettivamente fuori dall’acqua, e la poppa della barca è “piena”, pare che tenga il mare altrettanto bene; ed è anche vero che un transom offra più spazio all’interno in rapporto alla lunghezza dell’imbarcazione. Detto questo,una poppa a transom manca di quel “non so che”.


Vi risparmio le formule, le proporzioni e il gergo ingegneristico più che posso, perché penso che gli aggettivi descrittivi molto spesso si prestino meglio, quando di parla di un argomento MOLTO IMPRECISO come il design delle barche; a meno che uno non sia allo stesso tempo un laureato del MIT e un poeta.


Per quanto riguarda Alcina non c’è niente di “estremo” o esasperato: è un esempio di moderazione. Il baglio massimo è largo ma non troppo. La barca è abbastanza profonda da avere un volume che gli dia un dislocamento sufficiente per sostenere una travatura dello scafo pesante e portare un carico utile effettivamente utile; e allo stesso tempo non è così pesante da aver bisogno di tanta potenza per fendere l’acqua. Alcina dispone anche di abbastanza bordo libero da garantire una coperta asciutta, e da dare al marinaio una piacevole sensazione di sicurezza e l’impressione di essere a bordo di una piccola nave.


Questa è una versione che avevo disegnato nel 2004, con una plancia di ridotte dimensioni e una timoniera più tradizionale. Questa configurazione mi piace, ma ci vuole una plancia sopraelevata tipo “flybridge,” naturalmente!

Le linee dell'opera viva, lo scafo sommerso, sono pulite e nette senza bugne né protuberanze; e le linee sopra la linea di galleggiamento sono fluenti e dolci. Lo scafo che ne risulta non solo scivola con facilità nell’acqua, ma è anche facile da costruire perché i materiali si avvolgono su di esso senza forzature.


L’elica e il timone sono completamente protetti dalla chiglia. Anche se Alcina avrebbe benissimo potuto avere un normale timone interno, gliene ho dato uno grande ed esterno. Mi piacciono i timoni esterni, perché sono così semplici e perché non richiedono un’altra perforazione dello scafo. Inoltre credo che la loro ampiezza incrementi anche la lunghezza al galleggiamento, e quindi aiuti la barca a navigare meglio. (A riguardo, quasi nessuno è d’accordo con me; ma non c’è dubbio che il timone esterno aggiunga effettivamente due piedi e anche più al “buco” che lo scafo fa nell’acqua; e ci dev’essere d’altronde qualcos’altro, a parte il buon Dio, che permette al mio Diesel Duck da 38 piedi di navigare in crociera a 8 nodi, consumando meno di un gallone americano (3,8 litri) di combustibile all’ora. Almeno così giura il proprietario).


Il timone grande, a forma di “porta di fienile”, conferisce manovrabilità alla barca anche quando si muove appena. E in questo scafo non c’è niente di radicalmente innovativo. Si basa esclusivamente su principi elaborati e compresi a fondo sin dalla fine del secolo scorso, adattati a barche a motore di bassa potenza e perfezionati prima del 1930.


L’aspetto di questa imbarcazione mi piace, ma ciò non si basa solo sulle apparenze. L’interno è diviso in tre aree: la cabina del proprietario a poppa, una timoniera chiusa con il compartimento del motore al di sotto, nel mezzo dello scafo e una cabina di soggiorno verso prua.
I suddetti spazi sono volumi distinti e la loro funzione in parte determina l’aspetto del profilo. Secondo me questa configurazione ha tanto senso nelle barche da traversata (cruisers, se così volete chiamarle) di tutte le dimensioni; il che è la ragione per cui la sto usando anche nei disegni preliminari della barca da 102 piedi (m 30,7) alla quale sto lavorando mentre scrivevo questo articolo.






















Potrei anche sembrarvi privo d’immaginazione, ma se osservate le barche a vela noterete che la maggior parte di esse ha una tuga lunga, e che le barche  a motore hanno tutte in comune almeno una fra le poche configurazioni di base. L’arte sta nel disegno del cavallino, cioè la curva o la concavità al centro dello scafo, e nel modo in cui le varie parti vengono disposte, assiemate e proporzionate l’una rispetto all’altra.


Il terzo posteriore dello scafo è rialzato e “flush”, cioè privo di sovrastrutture, e con il ponte che fa da copertura della cabina sottostante. Ciò crea un ambiente molto spazioso sotto-coperta, e allo stesso tempo un’area ampia su cui sdraiarsi sul ponte.

Date un’occhiata a quella cabina! È lunga 14 piedi (m 4,2)  e c’è spazio per un letto matrimoniale da 5’ x 7’ (m 1,5 x m 2); inoltre ci sono  scaffali per i libri, armadietti per i vestiti e una scrivania.
Questa è l’area privata del proprietario, ed è in effetti una stanza da letto matrimoniale da porticciolo, piuttosto che la cabina dell’armatore di uno yacht.
In coperta, sopra, c’è posto per un canotto relativamente grande, una paio di biciclette o motociclette, sedie a sdraio, eccetera.
Lo spazio per il canotto è molto importante in un’imbarcazione da crociera; eppure la maggior parte delle barche di nuovo disegno non lo tengono in grande considerazione. Si potrebbe anche usare una tuga di dimensioni normali, invece del cavallino pronunciato, ma si perderebbero la sensazione di spaziosità  all’interno e lo spazio vasto “da lavoro” a poppa; e non ci sarebbe il posto per il canotto.


Notate l’albero. Anche se la sua funzione principale è quella di portare una vela con la funzione di smorzare il rollio, o come stabilizzatore all’ancoraggio o alla cappa, quando si naviga col vento al traverso le piccole vele possono anche offrire un poco d’aiuto al motore, aumentando in modo anche considerevole il raggio d’azione.
Senza contare che costituiscono anche un sistema di propulsione d’emergenza a bassissima manutenzione, poco costoso e sul quale si può contare al 100%. A dirla in breve, non vi ritroverete mai alla deriva. Magari non sarete proprio in grado di mettere la prua nella direzione voluta, ma a terra ci arriverete sempre.
L’albero e il boma inoltre servono anche a issare a bordo il canotto e la motocicletta.



Un'altra possibile velatura a giunca che è molto bella e sarebbe molto utile con il vento al traverso.


L’area a mezza nave dispone di una timoniera molto confortevole, alta abbastanza  da offrire ottima visibilità e lasciare spazio in altezza al vano motore sottostante. La timoniera è corta, se paragonata agli standard di norma oggidí per le barche a motore; ma ricordate che stiamo trattando di un’imbarcazione progettata per crociere a lungo raggio. Occorre una timoniera che sia in primo luogo una timoniera, non anche una cambusa né la cabina di soggiorno principale.
Se volete essere in grado di vedere fuori, quando state pilotando di notte, dentro la timoniera deve essere buio. Se la timoniera è anche la cucina o il salon, dovrete rinunciare a navigare la notte o dovrete rassegnarvi a cucinare e stare seduti e rilassarvi al buio.


Quindi la  timoniera, se svolge solo quella funzione, non deve necessariamente essere molto grande. In termini di praticità, le considerazioni principali dovrebbero essere quelle di avere una postazione confortevole dalla quale pilotare, e una sala macchine grande abbastanza da consentirvi un'agevole manutenzione.


Il vano del motore è posto normalmente al di sotto della timoniera.
I dieci piedi (m 3) sotto la timoniera della Alcina sono molto spaziosi e ospitano una sala macchine meravigliosa con tantissimo spazio per accedere al motore.


Da un punto di vista della navigazione a vela,  quelle grandi finestrature nella timoniera potrebbero anche sembrarvi pericolose. Suppongo che potrebbero anche esserlo; ma, se proprio intendete navigare con brutto tempo, la cosa potrebbe essere risolta installando delle “persiane” adatte.
Una timoniera d’acciaio, saldata a un ponte di acciaio, non si smuove neanche con la barca capovolta; ma se dovessi costruire una di queste barche in legno mi preoccuperei di rendere il pavimento della timoniera completamente stagno, magari con qualche ombrinale per lo scolo dell’acqua.
Le entrate delle cabine di prua e poppa potrebbero essere chiuse da pannelli d’accesso scorrevoli, come sulle barche a vela; e nelle peggiore delle ipotesi, nel caso la timoniera si schiacciasse, la barca non affonderebbe. Un po’ di paranoia nella vita non fa mai male!






Ho visto personalmente un paio di “trawlers”, pescherecci, ritornare con le finestre anteriori schiantate;  e il mio amico Bill le ha perdute completamente sulla sua barca da pesca ai granchi (da m 30) nel Mare di Bering. Ma come la maggior parte degli incidenti in mare, queste sono cose evitabili, se solo uno si mettesse alla cappa invece di andare caparbiamente avanti col brutto tempo.


La cabina anteriore ospita la cambusa, il salon- sala da pranzo, e il bagno. La cucina è grande abbastanza da permettervi di cucinare con facilità e in comodità dei pasti veri. La tavola da pranzo si abbassa e si converte in un’altra cuccetta per gli amici. Notate il grande bagno con la doccia separata.
Questa cabina potrebbe anch’essa essere rialzata e a livello della coperta, come  a poppa; ma in quest’area preferisco una tuga normale. Le porzioni laterali del ponte tolgono spazio all’interno; ma un corrimano su ogni lato della tuga rende i movimenti verso prua più agevoli.


Lo spazio interno è architettato con in mente esclusivamente il comfort dei proprietari; perché possano trascorrere molto tempo a bordo, ma possano anche di tanto in tanto ospitare due altre persone. Naturalmente l’interno si può cambiare a seconda delle vostre esigenze: anche quello è un vantaggio del costruirsi la propria barca. Ma questo interno in particolare sarebbe molto comodo; e non riuscirei proprio a ideare un’architettura migliore per le lunghe crociere.


La struttura della Alcina è molto semplice e robusta.
Infatti questa barca è molto più robusta della maggior parte dei yacht delle stesse dimensioni, e progettati per lo stesso impiego.
Lo scafo è di costruzione “composita” in legno. Consta di ordinate robuste distanziate di 24 pollici (cm 60,9); dopodiché lo scafo è tavolato in legno da 3/4 di pollice x 3 pollici (mm 90 x cm 7,62), e rivestito di tre strati di compensato marino da 3/8 pollici (mm 95).
Lo scafo risulta essere di 1 e 7/8 di pollice (cm 4,74) ed è infine ricoperto con tessuto di fibra di vetro e rivestito di resina epossidica. Anche se questo tipo di costruzione non ha la stessa resistenza all’abrasione dell’acciaio, se la barca finisce su una barriera corallina di notte è sempre molto resistente e comunque molto facile da riparare, e manutenere. Stiamo comunque anche lavorando ai piani per la costruzione in acciaio, basati sull’uso di lamiera da 1/4 (mm 63) di pollice.


E per finire, adoro le plance a “flybridge”. Dominare il mondo da lassù dà  veramente a un uomo la sensazione di essere il “comandante” di una nave. Uno può veramente far finta di essere sulla torre di comando della Bismark o di qualche altra potente corazzata.
Un flybridge sopraelevato non aumenta di poi tanto il costo, ma però aumenta la superficie esposta al vento e lo scarroccio che ne deriva. Non è proprio necessario costruirne uno, ma io lo farei!



La prima Alcina è stata realizzata in Canada, in legno, dal Signor Fred Hammond, in meno di tre anni. Era venuta benissimo, ma disgraziatamente, un anno dopo, fu distrutta da un incendio. Ora a Fred è passata, e sta pensando di costruirsene un’altra.


Qui di seguito ci sono alcune foto.
In questo stadio la Alcina di Fred aveva decisamente bisogno di paraurti laterali e di un flybridge (!); ma se no mi pare molto bella.
Questa Alcina è un ottimo esempio di ciò che  può realizzare un costruttore amatoriale motivato, anche se di mezzi relativamente limitati.





È interessante notare come le imbarcazioni d’acciaio affondino di più; e come una barca di legno di “stazza” paragonabile (e la Alcina è una barca di legno robusta!) sia molto più leggera.
In queste foto la Alcina di legno composito, che era abbastanza carica,  emerge di almeno 8 pollici (cm 20). Naturalmente non c’è niente di male a usare della zavorra!






Quel tipo di barche a vela che era molto comune agli inizi degli anni 1970: semplici, robuste, e progettate per le crociere oceaniche in tutta sicurezza senza problemi, oggi non vanno più di moda; e nessuno ne parla più, almeno sulle riviste sulle riviste specializzate.
Siccome appunto erano semplici, non erano poi così costose; e un giovane o specialmente una coppia di classe media potevano costruirsene o comprarsene una, e finire di pagarla, prima di essere diventati troppo gracili per godersela.


Alcina si basa su quell’idea. Sulla stampa specializzata di oggi non si parla tanto di barche di questo tipo, fondamentalmente perché non si possono pubblicizzare in concomitanza tanti prodotti di consumo; per cui sta a voi decidere se il concetto vi aggrada.  
Mi rendo conto che possa essere difficile prendere una decisione senza l’aiuto degli opinionisti; e tanta gente al bar dello yacht club una barca così non la capirebbe. Ma barche di questo tipo, come del resto le loro cugine a vela basate sullo stesso concetto, hanno molto senso, a prescindere dallo stato delle vostre finanze. Non fate l’errore di pensare che siano inferiori semplicemente perché sono economiche. E’ proprio il contrario.


Dimensioni e caratteristiche:


Lunghezza al galleggiamento (LWL): m 14,9 (45 piedi e 10 pollici)
Lunghezza al ponte (LOD): m 14,4 (47 piedi e 6 pollici)
Baglio: m 4,28 (14 piedi e 1 pollice)
Pescaggio: m 1,74 (5 piedi e 9 pollici)
Dislocamento: kg 24785


Coefficiente Prismatico: 0,612


Si suggerisce una potenza motrice (minima) di: hp 80 ( kW 59,6 o CV 81).
Quantità di combustibile (minimo suggerito a bordo): 650 galloni americani (l 2457).


Dall’analisi delle prestazioni di barche dallo stesso dislocamento, stimiamo che la Alcina sia in grado di navigare alla velocità di 5,5 o 6 nodi, consumando circa 1,5 galloni americani di gasolio (l 5,7) all’ora. La quantità di combustibile minima suggerita di 650 galloni (l 2457) dovrebbe conferirgli un raggio d’azione di almeno 2380 miglia nautiche (km 4400 circa), in condizioni di calma.

I vostri commenti, come sempre, saranno molto graditi.
Grazie.

Leonardo Pavese



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