Non c'era posto alla locanda


Mike Torevell



Questa è la traduzione di un vecchio articolo di Lew Rockwell Jr., che credo sia stato scritto nel 2000, però appare tutti gli anni, a Natale, sul blog dell’autore, che è probabilmente il più importante sito aggregatore di scritti libertari americano. Avrei voluto illustrarlo personalmente con dei disegni, ma non li ho mai fatti. Forse per il prossimo Natale.
Comunque questo articolo, secondo me, funziona in ogni periodo; ed è attualissimo, in un momento in cui i governi di tanti paesi occidentali, a cominciare dall'amministrazione Obama, attaccano le libertà fondamentali (prima fra tutte quella di culto), nel nome di un collettivismo autoritario e arrogante, che considera l'individuo il nemico.
Questo pezzo divertente (un po' tongue-in-cheek) è un pezzettino, in realtà, forse il primo tassello, che vi aiuterà spero a capire, (come ha aiutato me) che il problema è lo stato e non la religione.
Buona lettura.
I vostri commenti (intelligenti) saranno graditissimi.
Leonardo Pavese










Non c’era posto alla locanda.
Lezioni di economia da Betlemme.


Di Llewellyn H. Rockwell. Jr. (Tradotto e rielaborato da Leonardo Pavese).

Al nocciolo della storia di Natale stanno alcune importanti lezioni riguardanti la libera iniziativa, lo Stato e la funzione della ricchezza nella nostra società. Cominciamo con una delle frasi più note del racconto: «Non c'è posto nella locanda». Questa frase è di solito citata come se fosse un crudele e spietato rigetto dei due stanchi viandanti, Maria e Giuseppe. Molte versioni della storia evocano l'immagine della coppia che va di locanda in ostello, solo per trovare un oste che, con un ringhio, gli dice di andarsene sbattendo la porta. In realtà, in tutta la Terra Santa gli alberghi erano pieni fino all'orlo per via dell'editto dell’imperatore romano che imponeva a tutti di andare a farsi censire, e tassare. Le locande sono aziende private, e i clienti sono la loro linfa vitale. Non ci sarebbe stata nessuna ragione di mandare via quell'uomo di nobile lignaggio, Giuseppe, (il quale era un discendente di Davide) e la sua bella consorte, che aspettava un bambino.
In ogni modo, il secondo capitolo di San Luca non afferma affatto che Giuseppe e Maria fossero stati ripetutamente respinti da un albergo dopo l'altro; ma riferisce solo della carità di un locandiere in particolare, magari il primo che incontrarono, il quale, dopo tutto, non era altro che un uomo d'affari.

La sua locanda era al completo, ma lui offrì loro quel che aveva: la stalla. Non vi è menzione del fatto che egli abbia addebitato alla coppia nemmeno un solo soldo di rame, benché, considerati i suoi diritti di proprietà, avrebbe certamente potuto.

Per questo, è certamente cosa degna di nota, che quando il Verbo si è incarnato con la nascita di Gesù, lo abbia fatto per intercessione di un imprenditore. Senza il suo aiuto, la storia sarebbe stata davvero molto differente.




La gente si lamenta della «commercializzazione» del Natale, ma è chiaro che il commercio vi fosse presente sin dall'inizio, giocando un ruolo essenziale e degno di lode. E ancora non ne conosciamo nemmeno il nome, di quel locandiere.

In questi duemila anni di celebrazione del Natale, ancora oggi si avverte la mancanza di riconoscenza per il padrone di quella locanda. Tale è stato, nel corso della storia, il destino del negoziante: fare del bene, avere successo e, per quanto riguarda il servizio reso al genere umano, essere dimenticati. Ovviamente, se è vero che vi fosse una carenza di stanze, si trattava di un evento insolito, causato da una qualche distorsione del mercato. Dopotutto, se la scarsità di stanze a Betlemme fosse stata un’evenienza frequente, gli imprenditori avrebbero capito che si poteva trarre profitto da un problema sistemico, e avrebbero costruito più alloggi.

In primo luogo, era stato a causa di un decreto governativo che Maria e Giuseppe, e molti altri come loro, si erano dovuti mettere in viaggio. Erano stati sradicati dalle loro case dal timore degli ufficiali dell’Imperatore, incaricati del censimento, e degli esattori fiscali. E pensate ai costi che si erano sobbarcati per spostarsi «dalla Galilea, da Nazareth, fino alla Giudea e alla città di David»; per non parlare del costo delle mancate opportunità che Giuseppe aveva dovuto assumersi, lasciando la sua attività.

Ed ecco un'altra lezione: l'imposizione di dettami governativi vizia il libero mercato. Continuando col racconto, giungiamo ai tre Re, i Re Magi, talvolta chiamati, (in inglese, ndt), i Tre Saggi, (the Three Wise Men). Alla faccia dell'anomalia storica!







La maggior parte dei re allora si comportava come Erode, lo sbirro locale al servizio dell'Imperatore Romano. Non solo egli aveva imposto alla gente di lasciare le proprie case, e di sobbarcarsi il costo del viaggio, così che potessero essere tassati, ma Erode era pure un bugiardo: disse ai Re Magi che voleva trovare Gesù per andare ad adorarlo. In realtà Lo voleva ammazzare.

Da qui un altro insegnamento: mai fidarsi che un uomo di stato dica la verità.

Una volta poi rintracciata la Sacra Famiglia, che regali gli portarono i Re Magi? Non un po' di minestra o qualche panino, ma «oro, incenso e mirra». A quei tempi, quelle erano fra le cose più rare al mondo; e dovevano certo comandare un bel prezzo, sul mercato.

Lungi da loro di rifiutarli, in quanto eccessivi, la Sacra Famiglia li accettò come doni degni del Messia Divino. E non esistono prove che la Santa Famiglia abbia mai pagato una tassa sulle rendite da capitale, nonostante tali doni avessero incrementato notevolmente la loro ricchezza. Da ciò, si trae un'altra lezione: non c'è niente di immorale nella ricchezza: è un qualcosa da apprezzare; appartiene al privato; viene donata e scambiata. E quando ai Re Magi e alla Sacra Famiglia era giunta voce dell'intenzione di Erode di uccidere il neonato figlio di Dio, si erano sottomessi? Neanche per idea. I Tre Saggi, essendo tali, ignorarono Erode e «fecero ritorno facendo una strada diversa», giocandosi il tutto per tutto. (Erode li fece ricercare furiosamente). E per quanto riguarda Maria e Giuseppe, un angelo consigliò a lui di «prendere il bimbo e la madre, e di scappare in Egitto». In altre parole, opposero resistenza.

Lezione numero quattro: gli angeli stanno dalla parte di quelli che resistono lo Stato.







Nella narrativa del Vangelo, per quanto riguarda il ruolo dell'iniziativa privata e la malvagità del potere governativo, questo è solo l’inizio: Gesù, nelle sue parabole, usa spesso esempi di carattere commerciale, (vedi i braccianti nella vigna e la parabola dei talenti); e mette ben in chiaro di essere sceso fra noi anche per salvare peccatori ripugnanti come gli esattori delle tasse. Inoltre, nello stesso modo in cui la Sua venuta era stata facilitata dal proprietario di una locanda, lo stesso vocabolo greco, dal medesimo significato, «kataluma», descrive il luogo dell'Ultima Cena, prima che Gesù venisse crocifisso dallo Stato. Quindi, l'iniziativa privata era stata presente sin dagli inizi: dalla Sua nascita, nel corso della Sua vita e fino alla Sua morte, creando isole di sicurezza e produttività, esattamente come ha fatto per noi.






Lew Rockwell Jr. è uno scrittore, giornalista ed editorialista politico cattolico statunitense. Nel 1982 ha fondato l'Istituto Ludwig von Mises di Auburn, Alabama, Stati Uniti d'America che è forse la più importante organizzazione accademica libertaria di ricerca economica, sociologica e politica, e ne è stato direttore fino al 2009.

BUON NATALE E UN FELICE ANNO NUOVO A TUTTI!

MERRY CHRISTMAS AND A HAPPY NEW YEAR!

! FELIZ NAVIDAD Y UN PRÓSPERO AÑO NUEVO !


Comments

  1. Bel pezzo, bel pezzo...
    E' una vulgata ormai entrata nell'immaginario collettivo, agevolata anche dal pauperismo di certi preti di strada o di un certo clero, poco avvezzo in verità a quello che predica o allo stato (la povertà) che "benedice".
    Io sapevo che gli alberghi erano al completo (per via del Censimento) e la gente si arrangiava accampandosi nel caravanserraglio. Solo che Maria era prossima al parto e che quindi non poteva stare così in mezzo alla gente, fuori e al freddo. Così o trovarono questa stalla o il padrone la mise loro a disposizione. Nella stalla trovarono il famoso bue, e l'asinello era quello che era servito per trasportare Maria.
    Altra cosa: Giuseppe non era affatto un povero falegname, ma anzi doveva forse avere un gerto numero di apprendisti, aiutanti e impiegati. Era un piccolo "padroncino" allora, esattamente la categoria più odiata e screditata in questo paese (e per la cronaca, è proprio quella che negli anni '50-'60) ha creato il Boom Economico Italiano.

    ReplyDelete
  2. Grazie del commento.
    Lew Rockwell è un autore interessante: abbastanza conosciuto qui negli U.S.A., forse per niente in Italia. È un cattolico libertario che cerca da molti anni di divulgare il concetto che il Cristianesimo sia la base della filosofia liberale. A giudicare dalle tendenze collettiviste di tanti cattolici italiani mi pare che ci sia ancora tanto lavoro da fare.
    L>

    ReplyDelete
  3. Un'ultima cosa:
    " e mette ben in chiaro di essere sceso fra noi anche per salvare peccatori ripugnanti come gli esattori delle tasse"

    Se non ricordo male, e se ho capito bene, gli esattori delle tasse non erano peccatori in quanto esattori, ma in quanto spesso imbrogliavano nei conteggi o nelle somme che i poveracci dovevano (vedo l'episodio di Zaccheo che dice "...e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto")
    P.S.: bellissima passione quella degli aeroplani e del volo in genere. Mi piacerebbe moltissimo... peccato che più in su di 5 cm cominciano le vertigini! ;-)

    ReplyDelete

Post a Comment

Popular posts from this blog

The Chaca and her FIATs

KAKKU

Let the slaughter begin