Draganović

 



COURAGE (“Cultural Opposition – Understanding the CultuRal HeritAGE of Dissent in the Former Socialist Countries”) ovvero Coraggio (Cultura d'Opposizione: Comprendere il Lascito Culturale del Dissenso negli ex-paesi socialisti.

Così presentano il loro progetto i redattori del sito Cultural Opposition.eu dal quale ho tratto questo loro articolo che ho tradotto. L'articolo riguarda un coraggioso studioso e sacerdote cattolico, Krunoslav Draganović, il quale, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, dovette confrontarsi con il regime comunista jugoslavo, impiantato da chi aveva conquistato il suo paese, in questo caso la Croazia, e ne aveva soppresso l'indipendenza.

Padre Draganović mi era sconosciuto; soppresso anche lui, come tanti altri in Europa, che dovettero difendersi dall'accusa di "collaborazionismo" con i nazisti. Naturalmente, fu bollato anche lui dal marchio infamante di antisemitismo, col quale si vogliono sopprimere, anche oggi, tutti e tutto ciò che non si allinea con un certo pensiero (a questo proposito, ho tradotto un'altro articolo su un altro sacerdote cattolico, e uomo politico europeo-orientale: Jozef Tiso). Nel caso di padre Draganović, anche il noto "cacciatore di nazisti", e di fama, Simon Wiesenthal dovette fare marcia indietro. 

Purtroppo, la figura del sacerdote cattolico Draganović e il suo lavoro importante sono finiti nell'ombra, oscurati dalla propaganda e dalla mistificazione. Spero che questa traduzione getti almeno un pochino di luce.

(La figura sotto al titolo è una porzione della "Ingiustizia": un affresco del pittore Croato-Statunitense Maxo Vanka (1889-1963). I suoi affreschi si trovano nella chiesetta di St.Nicholas (Croatian Church) a Millvale, Pennsylvania. 

I vostri commenti saranno, come sempre, molto graditi.

L. Pavese



Padre Draganović

Krunoslav (Stjepan) Draganović, sacerdote, storico e uomo politico nacque a Brčko (ora in Bosnia - Erzegovina) il 30 ottobre, 1903. Completò le scuole elementari a Travnik e le scuole secondarie a Sarajevo. Portò a termine sei semestri al Politecnico di Vienna, ma nel 1925 cambiò università, e cominciò a studiare teologia a Sarajevo. Fu ordinato sacerdote nel 1928  nell’Arcidiocesi di Vrhbosna (che serviva i cattolici di Sarajevo). Dal 1932 al 1935 studiò scienze ecclesiastiche al Pontificio Istituto Orientale di Roma, dove argomentò la sua tesi di dottorato, che fu pubblicata in Tedesco nel 1937. (Draganović, Stjepan. Massenübertritte von zur Katholiken ortodoxiathem kroatischen Sprachgebit zur Zeit der Türkenherrschaft, [Conversione di massa dei Cattolici alla Chiesa Ortodossa, nell’area di lingua croata, durante il periodo della dominazione turca] Rome: Pontificium Institutum Orientalium Studiorum,  1937). 

Dopo i suoi studi, ricoprì varie cariche ecclesiastiche e, a partire dal 1940, fu professore di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica di Zagabria. Da storico, era un esperto di statistica e cartografia [vedi Draganović, Krunoslav, Opći šematizam Katoličke crkve u Jugoslaviji (Schematiche generali della Chiesa Cattolica in Jugoslavia), Sarajevo: Accademia Regina Apostolorum, 1939).

Dopo l’insediamento del regime Ustascia e la creazione dello Stato Croato Indipendente (NDH), nel maggio del 1941, Draganović divenne membro dell’Ufficio Colonizzazione. Fondò il comitato per i profughi Sloveni, col compito di organizzare gli aiuti per i circa 14500 rifugiati dalla Slovenia che erano scappati per paura degli invasori tedeschi.

Nel tardo 1941, fu nominato membro della Commissione per la Conversione Religiosa alla Fede Cattolica. Dalla fine del 1943 lavorò in qualità di rappresentante della Chiesa, assistendo la Caritas dell’Arcidiocesi di Zagabria e la Croce Rossa Croata nella cura dei prigionieri e detenuti croati in Italia, dopo la resa italiana. Durante gli ultimi due anni della seconda guerra mondiale, Draganović stabilì contatti con i  diplomatici e i militari americani e britannici a Roma nel tentativo di preservare l’indipendenza dello stato croato; e si adoperò per organizzare l’evacuazione delle forze armate croate e dei profughi dalla NDH. Con l’approvazione del Vaticano visitò i campi di prigionia in Italia e in Austria nei quali erano detenuti i croati e assistette nello sforzo di fornirgli aiuti umanitari. Li aiutò anche ad emigrare verso altri paesi, e facendo questo diede il suo aiuto a molti funzionari di basso livello del governo Ustascia. Fu in quel periodo che Draganović iniziò a raccogliere molta documentazione e testimonianze di valore sul massacro di Bleiburg, dove profughi provenienti dalla Croazia vennero trucidati da militari Titini, e sui crimini commessi contro il popolo croato verso la fine della Seconda Guerra Mondiale e immediatamente dopo.

Dal suo esilio divenne molto attivo in politica. Nel 1950, partecipò alla fondazione del Comitato Nazionale Croato a Monaco. A partire dal 1953 lavorò principalmente nel Pontificio Collegio Croato di San Girolamo a Roma, che dovette lasciare nel 1958 a causa delle pressioni esercitate dalle autorità jugoslave sui vescovi cattolici in Jugoslavia. Il governo jugoslavo aveva dettato la condizione che i sacerdoti cattolici jugoslavi avrebbero potuto studiare al Pontificio Collegio Croato solo se Draganović se ne fosse andato.

Le autorità comuniste jugoslave consideravano il prelato croato uno dei loro nemici principali, e ciò condizionava i rapporti fra stato e chiesa in Jugoslavia. Siccome Krunoslav Draganović era molto impegnato nel suo attivismo anticomunista, diveniva spesso un contenzioso nei rapporti fra chiesa e stato jugoslavo (Akmadža, Sarajevo 2014). In questo contesto, durante la prima metà degli anni 1960 si svolsero negoziati fra la Santa Sede e la Jugoslavia sulla normalizzazione dei rapporti e, nel 1963, Draganović fu costretto a lasciare l’Italia. I negoziati fra la Santa Sede e il governo jugoslavo furono finalmente completati con la firma di uno speciale protocollo d’intesa nel 1966.

Draganović nel frattempo si era trasferito in Austria. Dal 1964 visse a Pressbaum vicino a Vienna, da dove intensificò le sue ricerche sulla tragedia di Bleiburg, e dove iniziò a scrivere la storia postbellica del popolo croato. Durante questo periodo, il governo comunista della Jugoslavia lo attaccò duramente, sostenendo che, non solo fosse egli un ustascia, ma persino che fosse stato uno dei principali ideologi di quel regime. 

Tali accuse senza fondamento esistono ancora oggi (vedi Aarons and Loftus 1998, Škoro 2000, Levenda 2012, Rašeta, 2014); ma lo storico Miroslav Akmadža (disputa storica, 2016) ribatte invece che non sono giustificate, e che lo stesso Draganović lo abbia dimostrato nel corso della sua vita. Quando il famoso “cacciatore di nazisti” Simon Wiesenthal (1908-2005) definì Draganović un criminale di guerra e, nel 1967, lo accusò di aver messo in salvo dei criminali compreso Adolf Eichmann (1906-1962), Wiesenthal fu costretto a ritrattare quando Draganović minacciò di citarlo in giudizio per calunnie (Akmadža 2010, 40, Jareb 2014, 292, Akmadža 2016).

Secondo Akmadža, Draganović non portò in salvo mai nessuno fra coloro che erano perseguiti da mandati d’arresto internazionali per crimini di guerra e, men che meno, nessuno che fosse stato interessato dal processo di Norimberga. Di sicuro, aiutò alcuni funzionari di basso livello di diversi regimi e ufficiali di varie forze armate che si erano rivolti a lui. Ma erano persone provenienti da paesi nei quali i comunisti avevano preso il potere che egli aiutò senza nessun criterio particolare, eccetto che Draganović era convinto che queste persone sarebbero state perseguitate dalle autorità comuniste. Per la maggior parte queste persone provenivano dalla vecchia Jugoslavia; ma vi erano anche varie persone originarie dai paesi che ora si trovavano nel “blocco orientale.” (Akmadža 2016). L’accusa che avesse organizzato la fuga di Ante Pavelić non fu mai corroborata. (Jareb 2014, Akmadža, 2016).

Nel settembre del 1967 Draganović riapparve misteriosamente in Jugoslavia. Per qualche tempo rimase in custodia della polizia e fu interrogato; ma poco dopo fu rilasciato e non fu incriminato. Le accuse di crimini di guerra contro di lui furono dismesse.

Draganović trascorse alcuni anni in un monastero vicino a Sarajevo; successivamente fu brevemente a Zagabria e poi al Seminario Teologico di Vrhbosna (Sarajevo) dove visse e lavorò come professore (sotto costante sorveglianza della polizia), impegnandosi anche nelle ricerche sulla storia della chiesa presso la Facoltà di Teologia fino alla sua morte, il 5 luglio 1983.

L’attività politica di Draganović e l’assistenza data alle persone perseguitate dal governo comunista jugoslavo non furono le uniche ragioni per le quali egli era considerato un nemico del regime. Da storico, Draganović stava raccogliendo la documentazione per scrivere un libro sui crimini di massa commessi dall’Esercito Jugoslavo nel 1945. Il suo archivio privato, arricchito sistematicamente, è ora sparso fra varie località (Roma, Zagabria, Sarajevo). Copie di parte del suo archivio sono ora anche preservate, come collezione, negli Archivi di Stato della Croazia.


Napoli 1944



Comments

Popular posts from this blog

The Chaca and her FIATs

KAKKU

Let the slaughter begin