Cattivi Pastori

 


In questo articolo cercheremo di esaminare da vicino colui che può esser considerato il leader del movimento per i diritti civili dei neri degli Stati Uniti d'America: Martin Luther King Junior.

L'articolo è la traduzione di un post tratto dal sito dell'organizzazione statunitense G3 Ministries. La ragion d'essere di detta organizzazione è di aiutare le chiese protestanti americane, promovuendo conferenze teologiche incentrate sulla parola di Dio, e non solo su quel pragmatismo che spesso caratterizza le conferenze evangeliche statunitensi.

Negli Stati Uniti d'America è sorto un nuovo movimento, che non è di massa, ma tenta di reggersi sulle spalle del movimento per i diritti civili degli afro-americani degli anni 1950 e '60, sfruttandone soprattutto l'iconografia. Questo nuovo movimento si batte per il riconoscimento di certi "diritti" degli omosessuali americani che, non solo non sono contemplati dalla Costituzione, ma sono anche in contraddizione con l'insegnamento cristiano.

Infatti, queste sfide dell’età moderna non si discostano un po’ da quella che dovrebbe essere stata la visione "giudeo-cristiana" del mondo di Martin Luther King? Le convinzioni di coloro i quali si candidano oggi alle elezioni nel nome del Dottor King non contrastano con la sua visione del Vangelo?


Chi era davvero Martin Luther King?

di Virgil Walker 

Tutte le argomentazioni legali che portarono a Obergefell contro Hodges, cioè la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha concluso che le coppie omosessuali possono sposarsi, erano basate sul concetto che le coppie delle stesso sesso “meritassero” l’eguaglianza dei diritti e i benefici del matrimonio. Però, i sostenitori del matrimonio fra persone dello stesso sesso non propugnavano gli egual diritti: ogni cittadino aveva infatti già lo stesso diritto di chiunque altro di sposarsi con una persona di sesso opposto. I sostenitori del matrimonio omosessuale esigevano un diritto speciale: cioè la libertà di applicare la loro definizione di matrimonio, con i suoi benefici, al loro nuovo concetto di unione.

Nella sua opinione, che dissente dalla decisione dei suoi colleghi della Corte Suprema degli Stati Uniti, il Giudice Clarence Thomas ha scritto:

“Sin da molto tempo prima del 1787, la libertà (negli Stati Uniti d'America) è stata intesa come libertà dall’azione del governo e non come l’aver diritto a certi incentivi di stato. I Costituenti crearono la Costituzione per preservare quel concetto di libertà. Però, la maggioranza della Corte invoca la Costituzione in nome di una “libertà” che i nostri Padri Costituenti non riconoscerebbero, a nocumento di quella libertà che invece vorrebbero proteggere. E, così facendo, scartano il principio, insito nella nostra Dichiarazione d’Indipendenza, che la dignità umana è innata, suggerendo invece che ci viene concessa dallo stato.”

Il Giudice Thomas mette l’accento sull’importanza del concetto che la dignità umana sia inerente all’essere, sottintendendo con ciò che il Creatore ci abbia dato certi irrevocabili diritti. Però, questo nuovo movimento per i “diritti civili” sostiene il principio che sia lo stato e non Dio a fornircerli. E che quindi lo stato sia obbligato a farli rispettare con ogni mezzo necessario.

Codesto nuovo “movimento per i diritti civili” tenta di reggersi sulle spalle del suo predecessore, cioè il movimento americano per i diritti civili dei neri, degli anni 1950 e ‘60. Ma adesso, il movimento si batte anche per aiutare nella “transizione” da un sesso all’altro dei bambini con “disforia di genere”, mediante assistenza psicologica di stato; per l’ora delle favole lette da travestiti nelle scuole elementari e per la promozione di varie attività “LGBTQIA+”.

Lo scrittore, attivista e storico della politica LGBTQ Eric Cervini così scrive: “Ogni singolo elemento di ciò che noi oggi chiamiamo “Pride” (orgoglio) e “diritti” degli omosessuali” (gay rights)...è stato mutuato dal Movimento per i Diritti Civili (dei Neri)”.

Fra lo sconcerto di alcuni afro-americani, i propugnatori dei “diritti” LGBTQIA+ hanno infatti adottato il movimento per i diritti civili dei neri come modello per il loro programma progressista. Cionondimeno, molti attivisti neri dell’era di Martin Luther King Junior hanno visto un collegamento fra le due campagne, la vecchia e la nuova. Nel 1985, Andrew Young, il quale aveva partecipato a varie marce col Dottor King, proclamò la prima Pride Week (settimana dell’orgoglio degli omosessuali) della città di Atlanta, Georgia.

In molte interviste, il Reverendo Jesse Jackson ha equiparato la “lotta” per il matrimonio omosessuale alle trascorse battaglie per i diritti civili. L’Onorevole (deputato al Congresso) John Lewis, che lottò al fianco di M. L. King, è stato uno dei primi legislatori a proporre la legalizzazione del matrimonio omosessuale. In un editoriale sul Boston Globe Lewis scrisse: “Ho ascoltato le ragioni di chi si oppone al matrimonio civile delle coppie omosessuali. Ma, una volta eliminate tutte le varie distrazioni, queste ragioni olezzano della stessa paura, dello stesso odio e della stessa intolleranza che avevo riscontrato nel razzismo e nel bigottismo.”

Ma l'eredità del movimento per i diritti civili e di Martin Luther King deve comprendere, per forza, anche il sostegno a iniziative quali il “Respect for Marriage Act” (legge firmata dal Presidente Biden che obbliga il governo federale e tutti gli Stati e territori a riconoscere i matrimoni omosessuali) e il sostegno alle cure mediche e psichiatriche per assistere i ragazzi nel cambio di sesso (le cosiddette “gender-affirming care)?

Queste sfide dell’età moderna non si discostano un po’ dalla visione "giudeo-cristiana" del mondo di Martin Luther King?

Le convinzioni di coloro i quali si candidano oggi alle elezioni nel nome del Dottor King non contrastano con la sua visione del Vangelo? E per finire, come sono stati usati i metodi del movimento di Martin Luther King per consentire una così rapida affermazione del programma LGBTQIA+?

Per rispondere a queste domande dovremmo esaminare la teologia, l’ideologia e i metodi di Martin Luther King.

Questo articolo è il secondo di una serie di quattro che si propongono di esaminare l’impatto che il movimento per i diritti civili ha avuto sulla comunità nera. Qui cercheremo di esaminare da vicino colui che può esser considerato il suo leader: Martin Luther King Junior.



La negazione della Divinità di Cristo, della Verginità di Maria e della Risurrezione di Gesù.





Il nome di battesimo di Martin Luther King Junior era Michael King. Era nato il 15 gennaio 1929 ad Atlanta, da Michael ed Alberta King. Suo padre gli cambierà il nome in Martin Luther, dopo un viaggio che comprese una visita ai siti storici della Riforma, nel 1934.


Dopo essersi diplomato al Morehouse College all’età di diciannove anni, Martin completò i suoi studi ed entrò al seminario, seguendo le orme di suo padre. Durante il periodo trascorso al Crozer Theological Seminary e alla Boston University, Martin Luther King iniziò i suoi studi per il dottorato in Teologia, e fu allora che abbracciò una sorta di teologia liberal-progressista, sposando molte posizioni eterodosse per quanto riguarda la Cristianità.

In un suo tema sull’Umanità e Divinità di Gesù Cristo, King scrisse:

“I tentativi ortodossi di spiegare la divinità di Gesù, nei termini di una sostanza metafisica in lui inerente, mi paiono molto inadeguati. Affermare che Cristo...sia divino in senso ontologico è a tutti gli effetti dannoso e deleterio. E quindi la visione ortodossa della divinità di Cristo viene, nella mia mente, subito negata.”

Ma la divinità di Cristo è il nocciolo della fede cristiana. Se uno nega questa dottrina fondamentale si pone al di fuori dell’ortodossia. E siccome King negava che Cristo fosse Dio, va da sé che negasse anche la sua risurrezione.

Per quanto riguarda la resurrezione corporea di Cristo, King scrive:

“La dottrina (della risurrezione), sulla quale si regge la fede Pasquale, simboleggia la convinzione Cristiana fondamentale: cioè che Cristo ha sconfitto la morte. Da un punto di vista letterario, storico e filosofico, codesta dottrina solleva molti dubbi. Invero, le prove concrete dell'autenticità di questa dottrina sono insufficienti.

Martin Luther King non credeva nella divinità di Cristo, né che egli sia risorto dalla morte. Perdipiù, egli rifiutava le dottrine della Verginità di Maria e della Seconda Venuta di Cristo, e dell’esistenza fisica dell’inferno. Ci sarebbe da chiedersi come King intendesse le ammonizioni di San Paolo, quando nella Prima Lettera ai Corinzi l’Apostolo scrive:

“Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.” [ 1 Corinzi 15: 12-14]

Ma come ha fatto allora Martin Luther King Junior a diventare un pastore di una chiesa cristiana?

Booker T. Washington (1856-1915), un ex schiavo nero americano che divenne uno scrittore, un insegnante ed è ancora una figura influente a tutt’oggi, aveva notato una certa tendenza nelle comunità dei neri, dopo il periodo della schiavitù. Washington aveva osservato che i primi afro-americani a ricevere un’istruzione erano diventati insegnanti o predicatori cristiani. Washington diceva che vi erano persone oneste, laboriose e religiose in tutti i campi. Ma, alcuni individui che avevano scelto di fare i predicatori di mestiere non sempre rientravano in quelle categorie. Nella sua autobiografia, “Up from Slavery”, Washington scrisse:

“Il ministero [Cristiano] fu la professione che sofferse di più - e ancora soffre, benché vi sia stato un gran miglioramento - a cagione, non solo di ignoranti ma, in molto casi, di uomini immorali che millantavano di essere stati “chiamati a predicare”. Nei primi giorni di libertà [dalla schiavitù], quasi tutti gli uomini di colore che imparavano a leggere ricevevano “una chiamata alla predicazione” entro pochi giorni, dopo aver imparato a leggere.”

Questo non vuol dire che Martin Luther King Junior si sia dedicato al ministero della predicazione per trarne un profitto finanziario. Anche se, quelli che lo hanno seguito, come Jesse Jackson e Al Sharpton, poi useranno l'eredità di King per quel fine. Ma però si capisce facilmente come Martin Luther King, un uomo col dono dell’oratoria che voleva propugnare una causa nella comunità afroamericana degli Stati Uniti, vedesse il pulpito come il punto ideale dal quale farlo, ignorando allo stesso tempo i più fondamentali insegnamenti ortodossi del Cristianesimo.

Ciò che è chiaro è che, semplicemente per aver rifiutato la Divinità di Cristo, Martin Luther King non era un cristiano. E allora in che cosa credeva King? Per rispondere a questa domanda bisogna esaminare la struttura ideologica di King sulla base della quale egli si batteva per i cosiddetti diritti civili.

Il Vangelo Sociale

In una lettera alla sua futura moglie, Coretta Scott King, Martin le spiegava la dottrina che intendeva predicare:

“Continuiamo a sperare, lavorare e a pregare che, in futuro, vivremo abbastanza a lungo per vedere un mondo senza guerre, con una migliore distribuzione della ricchezza e una fratellanza che trascenda la razza e il colore della pelle. Questo è il vangelo che predicherò al mondo."

Il “vangelo” di Martin Luther King non è il Vangelo predicato dall’Apostolo Paolo, nella sua lettera alla Chiesa di Corinto, nella quale scrisse:


“Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.” (1 Corinzi 15: 3-5)


Non vi è menzione (nel vangelo di King) della vita, della morte, sepoltura e resurrezione di Gesù Cristo per il perdono dei peccati. Qual è la ragione di questa omissione? Il fatto è che fu il vangelo sociale del pastore Battista Walter Rauschenbusch (1861-1918) ad influenzare principalmente Martin Luther King Junior; e questo fu il “vangelo” che egli usò nel suo lavoro per i diritti civili.


Walter Rauschenbusch



Walter Rauschenbusch era un pastore americano di origine tedesca, attivo a Hell’s Kitchen, New York, a cavallo fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo. Egli fu testimone delle difficoltà degli immigrati europei, dei poveri e delle persone di colore, e giunse alla convinzione che questa gente avesse bisogno di un “vangelo” e di una “teologia” che li “salvasse” dai loro problemi temporali. Conosciuto come “il padre del vangelo sociale”, Rauschenbusch postulava che Gesù non fosse venuto solo per redimere i peccatori, ma piuttosto per sanare la società, e che ogni vangelo che predicasse la salvezza dei peccatori al di fuori della società non fosse affatto un vangelo.

Nel suo libro Christianity and Social Crisis, Rauschenbusch scrive:

“Fra qualche anno, i nostri cuori irrequieti e rabbiosi taceranno nella morte, ma quelli che verranno dopo di noi vivranno in un mondo che i nostri peccati avranno deturpato o che il nostro amore della giustizia avrà redento.”

Rauschenbusch era convinto che le sue revisioni al Vangelo avrebbero avuto un effetto sulla società futura per molto tempo. E King ne era stato invero molto infatuato. Scriveva:

“ Ho passato molto tempo a leggere le opere dei grandi filosofi sociali. Giunsi presto a Christianity and the Social Crisis di Rauschenbusch, che lasciò un’impronta indelebile sul mio modo di pensare, dando una base teologica alle mie preoccupazioni di carattere sociale, le quali erano già sorte in me come risultato delle mie prime esperienze.”

King fu influenzato dalle idee di esponenti di varie religioni, quali l’induista Mahatma Ghandi e il monaco buddista zen Thich Nhat Hanh. Ma comunque nessuno di questi ebbe un peso maggiore nell’influenzare le idee di King di Walter Rauschenbusch.






I metodi del Movimento

Il boicottaggio degli autobus di Montgomery (Alabama), nel 1955, diede inizio al sommovimento per i cosiddetti diritti civili. Rosa Parks si guadagnò allora un posto negli annali della storia, ma non fu però lei la prima a rifiutare di sottomettersi al complesso di leggi di segregazione del Sud degli Stati Uniti, conosciute come le “leggi di Jim Crow”. Infatti, nove mesi prima, la signorina Claudette Colvin, una studentessa quindicenne, era stata arrestata per essersi rifiutata di spostarsi nel retro della vettura e cedere il suo posto a una persona “bianca”. Claudette fu arrestata e condotta in prigione.

Secondo la sua versione, le organizzazioni nere quali lo NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) le negarono il loro appoggio, perché giudicavano che fosse troppo giovane e che non si attagliasse al profilo socialmente accettabile di una persona della piccola borghesia. La Colvin fu anche poi emarginata dalla comunità nera, quando si seppe che era nubile e incinta all’età di quindici anni.


C. Colvin



In ogni caso, la vicenda della Colvin rimane fondamentale perché il suo caso arrivò in tribunale. Il suo nome, e non quello della Parks, è uno dei quattro querelanti nella disputa Browder contro Gayle, la quale portò alla sentenza della Corte Suprema che mise fine alla segregazione razziale sugli autobus.

Le eroiche storie di persone coraggiose, come Claudette Colvin, sono eclatanti. Ma i piani del movimento per i diritti civili erano molto più vasti. Non si trattava solo di eliminare le dure leggi di Jim Crow. Il caso Browder contro Gayle mise alla prova la Costituzione degli Stati Uniti, che tenne. Quel test dimostrò come la nostra forma di governo dovrebbe funzionare.

Invece, il Civil Rights Act del 2 luglio 1964 (complesso di norme federali che proibiscono la discriminazione per qualsiasi ragione, in vari amibiti sociali) ci avrebbe condotto a una sorta di costituzione alternativa, con l’intento di ottenere l’uguaglianza dei risultati individuali piuttosto che l’equità.

Nel suo libro, The Age of Entitlement: America Since the Sixties (L’era dei diritti: l’America dagli anni sessanta ad oggi), il giornalista e scrittore Christopher Caldwell scrive:

“I diritti civili, nella loro essenza, non erano solo un elemento nuovo nella Costituzione. Erano una costituzione diversa, con la quale quella originale era spesso in contraddizione...e la situazione peggiorerà, man mano che il regime dei diritti civili verrà edificato. Gran parte di ciò che noi definiamo “polarizzazione” o “inciviltà” negli ultimi anni è qualcosa di molto più grave: si tratta di un disaccordo su quale delle due costituzioni debba prevalere: cioè la Costituzione de jure del 1788, con tutte le forme tradizionali di legittimità giurisprudenziale e secoli di cultura alle spalle; o la costituzione de facto del 1964, che è priva della forma tradizionale di legittimità, ma richiede un’approvazione quasi unanime.”

Se la lotta per i diritti civili si fosse concentrata sull’integrazione e sull’eliminazione della segregazione razziale gli americani ne avrebbero sposato la causa. Prima ancora che passasse il Civil Rights Act nel 1964, la Costituzione aveva già messo fine alle leggi di Jim Crows nei tribunali. L’eguaglianza era stata ottenuta. Però, col passaggio del Civil Rights Act furono stabilite molte cose in più.

Senza limitarsi al far rispettare gli emendamenti costituzionali sulla “egual protezione” della legge (sezione del XIV Emendamento della Costituzione americana che obbliga ogni stato a estendere la protezione costituzionale ad ogni individuo), il Civil Rights Act del 1964 andò oltre, e istituì la Commissione Diritti Civili, ispezioni per le aziende che ricevono finanziamenti dal governo, procedure per l’assunzione di dipendenti per le aziende con più di quindici dipendenti, la EEOC cioè la Commissione delle Pari Opportunità di impiego (Equal Employment Opportunity Commission) ed altro. Tutto ciò fu fatto per raggiungere molto più dell’equità. Invece dell’eguaglianza nelle opportunità, le organizzazioni per i diritti civili hanno contribuito alla lotta per raggiungere l’uguaglianza dei risultati per le “minoranze,” e quello è ciò contro cui noi oggi combattiamo.

Che sia il movimento Black Lives Matter, o coloro che si battono per i diritti della comunità LGBTQIA+, tutti anelano ad una “egual giustizia.” Ma ciò che vogliono non è uguaglianza del trattamento. Quei gruppi hanno fatto loro i metodi del movimento per i diritti civili per far sì che certe cose vengano fatte nel modo che loro pensano sia equo. Le tattiche che usano servono principalmente a far sentire la gente in colpa per un passato storico col quale loro non hanno mai avuto a che fare.

In conclusione, quando si celebra la festa di Martin Luther King (di solito il 15 gennaio), si esprime perciò anche approvazione per il matrimonio omosessuale, l’uso dei pronomi “a genere neutro” e le cure mediche per assistere i ragazzini nel cambio di sesso.

Purtroppo, anche questo è un lascito del movimento per i diritti civili.


"Perciò dice il Signore, Dio di Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: "Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io mi occuperò di voi e della malvagità delle vostre azioni. Oracolo del Signore." (Geremia 23:2)    


Questa è la traduzione di un articolo tratto dal blog di Virgil Walker, che è ospitato dal sito dell'organizzazione americana G3 Ministries. È stato tradotto da me e pubblicato qui col loro prermesso.

Ogni vostro commento sarà, come sempre, molto gradito.

Grazie,

L. Pavese  

























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