L'Aliscafo del Tigre

L’idroplano di Forlanini.

Le avventure aeree di un nobile italiano in Argentina.

di Alberto N. Manfredi (h)

 

Come se fosse emerso da un racconto di Giulio Verne un nobile italiano mise in azione un’incredibile veicolo sulle acque del fiume Luján, vicino a Buenos Aires, e fu anche sul punto di causare un disastro. 

Questa è la sua storia, così come venne raccontata dalla stampa locale. 

Il marchese Marano di Pietranola giunse a Tigre (nella Grande Buenos Aires) all’inizio del 1912, motivato dall’idea di mettere alla prova una nuova macchina che era destinata a lasciare esterrefatti gli abitanti del luogo.

Si trattava di un cosiddetto “idroplano”, (cioè un aliscafo, ndt);  una strana macchina “volante” progettata da un compatriota del marchese, Enrico Forlanini, che il nobiluomo era intenzionato a far librare sulle acque del Luján.





Enrico Forlanini, nato a Milano nel 1848, aveva già sviluppato una serie di aeromobili, fra le quali una sorta di elicottero a vapore, aeroplani e aeronavi dirigibili. Fra il 1905 e il 1909, Forlanini aveva realizzato con un  certo successo vari aliscafi che, dotati di motori FIAT da 70 e 100 CV, si erano sollevati di qualche metro dalla superficie librandosi, uno di essi, da Laveno (VA) a Locarno, una distanza di 34 chilometri, alla velocità di 70 km/h. 



Un aliscafo Forlanini del 1907


La macchina in questione misurava 10 metri da prua a poppa e portava, fissati al suo scafo, due tubi di acciaio della lunghezza di 3,5 metri alle cui estremità era assicurato il sistema di alette di dimensioni decrescenti (dall'alto in basso), che erano completamente immerse nell’acqua quando la macchina vi si posava.



L'aliscafo Forlanini in galleggiamento



Il marchese Marano giunse a Tigre con uno di questi apparecchi, e diede inizio alle sue prove sulla Chanca Larga (tratto di fiume dedicato ad attività sportive, ndt) del Río Capitán, di fronte a un pubblico rapito che non capiva bene quello che stava guardando.



Una giornata a Tigre, Buenos Aires, 1927
 

“ Lo scorso sabato sono state effettuate, da parte del marchese Marano di Pietranola, nuove prove sulla Chanca Larga del Río Capitán. Egli ha portato a termine, in presenza del pubblico isolano e del vice-prefetto del Porto di Tigre, varie dimostrazioni che purtroppo hanno inficiato il totale successo dei test.”

“L’Idroplano, pilotato dallo stesso marchese, viaggiava a una velocità fra i 60 e i 70 km/h, ad un’altezza di un metro dall’acqua.”

“La forma curiosa dell’Idroplano e il suo modo di volare attrassero molta attenzione.”

“La prossima settimana il marchese eseguirà le dimostrazioni ufficiali sul Río Luján.” (Dal giornale Defensa Comunal, San Fernando, giovedì 9 gennaio 1913, N⁰ 83, pag. 1). 

Questo primo volo era stato preceduto da un tentativo che non si era concretizzato a causa di inconvenienti dell’ultimo minuto. 

“Di fronte a un gran numero di persone, invitate per l’occasione, la scorsa domenica ebbe luogo nel Tigre la presentazione ufficiale dell’ Idroplano Forlanini.”

“ A causa di imprevisti meccanici dell’ultima ora, le prove alle quali doveva sottostare l’Idroplano non hanno potuto essere completate; il che ha impedito al pubblico di apprezzare i vantaggi della macchina. (La Razón, San Fernando, domenica 5 gennaio 1913, N⁰ 760, pag.2). 

Dei collaudi aerei del temerario marchese devono aver parlato molto, nelle taverne  e nei mercati di Tigre e San Fernando, e le prove successive devono essere state attese con molta anticipazione. 

Il quotidiano Defensa Comunal tornò a riferirsi ad esse nel suo numero 84 del 12 gennaio 1913, sotto al titolo “Ensayos del Hidroplano” (collaudi dell’Idroplano). In prima pagina, riguardo alle nuove manovre effettuate sul fiume Capitán, da Tres Bocas fino al torrente Pacifico, diceva: “ In varie prove è stato dimostrato che l’apparecchio mantiene una stabilità costante a un metro dalla superficie dell’acqua, e che le sue manovre si eseguono facilmente e in sicurezza.”

“La velocità di questo secondo test è stata calcolata essere più di 80 km/h. Il marchese di Pietranola annuncia nuove prove, che saranno effettuate nel Luján entrò il prossimo fine settimana.” 

In un altro periodico di San Fernando, El Pueblo, Leopoldo Murcho sotto il suo celebre pseudonimo di “Soñador” (sognatore, ndt) si fece eco di questo successo, pubblicando queste parole sulla prima pagina dell’edizione N⁰ 1140, del 12 gennaio 1913: “ Fende le rumorose acque del vecchio Río Capitán la celebrata invenzione dell’Ingegner Forlanini, solcando veloce come il bianco gabbiano le acque tranquille, e lasciando dietro di sé una scia lucente, precursora di altre portentose invenzioni che i tempi futuri ammireranno e che imprimerà una spinta poderosa al progresso della luminosa Venezia Argentina, la incantevole regione delle Isole del Delta, descritte magistralmente dal Sarmiento e cantate molte volte dagli indimenticabili Sastre e Obligado.” 

Tuttavia, l’ode focosa del poeta perse completamente il suo fulgore quando, durante le prove del fine settimana seguente, per poco non si verificò un disastro.

Apparentemente, quel 13 gennaio del 1913, davanti a un vasto pubblico, l’apparecchio stava volando senza nessun problema quando, improvvisamente, iniziò ad inclinarsi pericolosamente verso babordo. L’Idroplano si diresse come un bolide verso il Taller de Cámera (era un cantiere navale), e quasi si schiantò contro le varie imbarcazioni che là  stazionavano, con tante persone a bordo che assistevano alle prove. Vi fu il panico fra gli spettatori, specialmente fra quelli che osservavano dal molo della tenuta Dominguez; ma quando ormai si temeva il peggio, il bravo marchese, manovrando con abilità il timone evitò l’impatto virando a dritta.

Il fatto, secondo le informazioni pubblicate dal “Defensa Comunal” del 16 gennaio, si verificò durante il secondo giro dell’idroplano, nel momento in cui il marchese impresse maggior velocità. Il periodico proseguiva consigliando la sospensione delle prove e attribuiva la causa dell’incidente alla gran quantità di giacinti d’acqua che infestavano il Luján, nonostante durante la mattinata le acque fossero state ripulite con le reti.

“L’Idroplano è stato preso a rimorchio da lance di servizio”, così concludeva l’articolo.

Fra i redattori del periodico causò anche molta indignazione l’atteggiamento dei loro colleghi “porteños” (di Buenos Aires) che, nel riportare la notizia delle prove, non scrissero una parola riguardo all’incidente.

“I giornali della capitale riportano i collaudi eseguiti dall’Idroplano Forlanini, senza menzione alcuna del grave incidente occorso di fronte al Taller de Cámera e, per colmo, annunciano un’esibizione per domenica 19 gennaio. 

“Dopo molto lavoro, si è riusciti a recuperare dal letto del fiume il pezzo dell’aletta, la cui rottura ha causato ciò che ho raccontato nella mia precedente corrispondenza,” concludeva l’autore di queste note sull’edizione N⁰ 86 del 19 gennaio. 

A non fare eco alle denunce dei colleghi fu, per esempio, “El Pueblo” che, nell’edizione del 26 gennaio (N⁰ 1142) pubblicò: 

“Abbiano ricevuto un gentile invito, firmato dal marchese Marano di Pietranola, direttore generale del Sindicato Hidroplano Forlanini, per la presentazione ufficiale dell’apparecchio, che si effettuerà questa sera alle 16:00 sul Río Luján fra l’Hotel Tigre e il Canale San Fernando.

“Visti i precedenti dell’eccellente risultato delle prove dell’apparecchio sulla Cancha Larga auguriamo molto successo alla presentazione.” 

Quel giorno vi fu un’altra dimostrazione dell’Idroplano Forlanini e, ancora una volta, fu la ”Defensa Comunal” a rivelare nuovi inconvenienti: “Domenica 26, verso sera, nuove prove dell’Idroplano; e poco mancò che non schiacciasse numerose imbarcazioni da diporto con equipaggi e famiglie. Sollecitiamo l’intervento delle autorità marittime per metter fine alle prove sul Río Luján. Proponiamo la Cancha Larga de Las Tres Bocas, dove il fiume è largo, profondo e, durante certe ore del giorno, non vi è quasi navigazione. Fischi al marchese.” (Giovedì, 30 gennaio 1913. Anno I, N⁰ 89, pag. 2). 

Il quotidiano “La Razón,” di San Fernando, pare confermare le affermazioni dei colleghi per quanto riguarda i nuovi inconvenienti occorsi il 26 di gennaio nella segnalazione della sua edizione N⁰ 763 di domenica 30 gennaio: “Dopo le correzioni dei primi inconvenienti che non hanno permesso si portassero a termine le prove dell’Idroplano, nel modo a cui aspiravano i suoi rappresentanti, oggi alle 16:00, a Tigre (sul Río Luján) avrà luogo un’esibizione ufficiale per la quale sono stati distribuiti numerosi inviti alla stampa, alle autorità e alle famiglie.” 

E ci riuscì a portare a termine i suoi voli, il marchese; come dimostra l’articolo su “La Voz de San Fernando” del 1 febbraio 1913, dove si riporta che, alle 16:15 del 30 gennaio, l’Idroplano Forlanini si librò dal suo ormeggio fino al Taller de Marina; per poi ritornare alla base volando a un metro dalla superficie dell’acqua a 80 km/h, ricevendo grandi applausi. 

Durante un secondo volo, l’Idroplano imbarcò il console italiano in Argentina, gli sposi Valdani e un tale Dottor Passo. Dopo la riparazione di un problema meccanico, che non gli aveva permesso di partire per un terzo volo, lo fece con un gruppo di giornalisti che raccolsero molte impressioni della loro esperienza.

Purtroppo, durante quest’ultimo volo, accadde un altro incidente, che avrebbe potuto essere anche grave, quando l’Idroplano cozzò contro una delle tante lance da diporto che avevano invaso il canale, disobbedendo imprudentemente agli avvisi dei marinai della Prefectura Nacional.

La barca in questione fu lanciata violentemente contro la riva, e l’aliscafo riportò la rottura di un’aletta, il tutto causato dall’imprudenza di quei barcaioli in particolare e non del pilota dell’Idroplano. 

L’ingegnoso pilota italiano aveva meravigliato tutti però, trascorso un certo tempo, cadde nell’oblìo, la stampa cessò improvvisamente di interessarsene , e nessuno tornò più a parlare di lui. 


Fine



Questo articolo era apparso sul N⁰ 113 della rivista argentina Circulo de Historia, del febbraio 2006.

Lo ho tradotto e pubblicato qui col permesso dell'autore. 

Ogni vostro commento sarà molto gradito.

Grazie,

L. Pavese  

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