Obama, Imbonitore Supremo
Thomas Sowell è un economista, accademico e autore americano, allievo di Milton Friedman. Attualmente il Professor Sowell è un senior fellow, cioè un membro anziano della Hoover Institution l’istituto di ricerca liberale dell’Università Stanford.
Il pezzo che ho tradotto è del 21 di luglio, ed è apparso qui , in inglese, sul blog di Lew Rockwell, col titolo shakespeariano di “Dripping Poison in Our Ears, (cioè, più o meno: “Ci stanno facendo sgocciolare veleno nelle orecchie.”)
È un invito a fermarci a pensare. Buona lettura. i vostri commenti saranno molto graditi.
(Di Thomas Sowell. Traduzione di Leonardo Pavese).
Le grandi abilità retoriche di Barack Obama comprendono anche la capacità di rendere l’assurdo non solo plausibile, ma anche profondo e incoraggiante.
L’ultimo dei suoi trionfi verbali è stato quello di affermare, il 13 luglio scorso: “se avete raggiunto il successo, non lo avete raggiunto da soli.” (Facendo riferimento, ovviamente, al suo sfidante, Mr. Mitt Romney, candidato alla presidenza degli Stati Uniti). Ad esempio: “Qualcuno avrà investito in strade e viadotti. E se avete un’azienda, non siete stati voi a costruirla. È stato qualcun altro che lo ha reso possibile.”
Ma soffermiamoci un minuto a riflettere, anche se lo scopo principale di molta retorica politica è di impedirci di pensare, suscitando invece una nostra reazione emotiva.
Anche se dessimo per scontato, nell’interesse della discussione, che il 90% di ciò che una persona di successo s’è conquistata fosse merito dello stato, che cosa ne consegue? Che la classe politica prenderà decisioni migliori dei cittadini? Che i politici spenderanno la ricchezza della nazione meglio di coloro che la hanno creata? No. Non dal punto di vista logico, e certamente neanche in senso empirico.
Qualcuno ha qualche dubbio che la maggior parte di noi deve moltissimo ai genitori che ci hanno allevato? Ma che cosa dovrebbe derivarne? Che non dovremmo mai diventare degli adulti che prendono le loro decisioni?
Lo scopo principale della mentalità collettivista è di concentrare il potere nelle mani dei collettivisti; il che vuol dire, toglierci la nostra libertà. Lo fanno per gradi; a cominciare dai gruppi che gli altri invidiano o verso i quali provano risentimento: gli ebrei nella Germania nazista, i capitalisti in Unione Sovietica, gli investitori stranieri nei paesi del Terzo Mondo i cui governi gli confiscano ciò in cui hanno investito, e poi definiscono la razzia “nazionalizzazione.”
Molto raramente la libertà viene distrutta tutta in una volta; più spesso viene erosa, pezzettino per pezzettino, finché non ce n’é più. Potrebbe succedere in un modo talmente graduale, per cui nessun mutamento improvviso allerterebbe la gente del pericolo.
Tutte queste dichiarazioni altisonanti sul perché e il percome quelli che hanno avuto successo in affari dovrebbero “ripagare” la comunità che ha creato le cose che hanno facilitato il loro successo sono, come ho già detto, un qualcosa che può sembrare plausibile solo a quelli che non si fermano troppo a pensare a ciò che è stato detto.
E apparentemente, dopo tanti anni di istruzione ultra-semplificata, si tratta di un bel mucchio di gente.
Consideriamo l’esempio, che ha fatto Obama, dell’azienda che ha tratto beneficio dall’aver potuto spedire i suoi prodotti sulle strade che ha costruito lo stato. Per quale ragione ciò creerebbe il dovere di una “restituzione?”
I contribuenti, comprese le aziende, non hanno forse già pagato per quelle strade, quando sono state costruite? Perché dovrebbero pagare due volte?
E allora i lavoratori che le aziende assumono, i quali di solito sono stati istruiti in scuole finanziate dallo stato? Il governo non possiede nessuna ricchezza di suo, eccetto quella esatta ai contribuenti, siano essi individui o aziende. Hanno già pagato per l’istruzione. Non è stato un regalo che loro debbano ricambiare lasciando che la classe politica gli sottragga ancora di più dei loro soldi e della loro libertà.
Quando le aziende assumono persone con un alto livello di istruzione, chimici o ingegneri per esempio, la competizione fra le correnti del mercato le obbliga a pagare salari più
alti ai dipendenti che vantano più anni di preziosa formazione. Quell’istruzione non rappresenta affatto un dono che lo stato fa ai datori di lavoro: è stata pagata, nel periodo in cui veniva impartita nelle scuole e nelle università;e ora deve essere retribuita con salari più alti, quando vengono assunti dipendenti con un alto livello d’istruzione.Uno dei trucchetti dei prestigiatori di professione consiste nel distrarre l’attenzione del pubblico da quello che stanno facendo, mentre stanno creando l’illusione della magia. Le tiritere ipocritamente pie sulla “restituzione” non hanno altro scopo che distrarci dalla cruda realtà che la classe politica ci sta sottraendo sempre di più del nostro denaro e della nostra libertà. E perfino l’invidia, che certi uomini politici cercano di suscitare nei confronti dei “ricchi,” si concentra particolarmente su quella categoria ad altissimo reddito il cui potere decisionale i politici vorrebbero accaparrarsi.
Ci sono altre persone, per esempio nel mondo dello sport o dello spettacolo, le quali sono in grado di guadagnare molto di più di un dirigente d’azienda, anche se pagatissimo; ma i politici se lo sognano di poter prendere il posto di Roger Federer o di Scarlett Johansson; per cui gli atleti ricchissimi o le persone di spettacolo altamente retribuite vengono raramente accusati di “avidità.”
Se ci lasciamo così facilmente distrarre dalla retorica politica, che tira solo acqua al proprio mulino, vedremo sottrarci sempre di più non solo del nostro denaro, ma anche della nostra libertà individuale, da politici dal tono suadente compreso l’Imbonitore Supremo che sta alla Casa Bianca.
Thomas Sowell |
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